Ho iniziato questa ripresa dopo un lungo silenzio. Con me ho
avuto colloqui in sordina, come chi tema d’interrogarsi a fondo: e se mi
rivolgevo domande, chi rispondeva era un tale che si somigliava solo di
profilo. Anche gli occhi erano di un altro: guardavano dietro un velo,
attraverso una luce d’acquario. Da quando l’anima è tornata chiara, limpida
come i cieli sui cipressi, a primavera? Mi guardo adesso dentro, stupito. A chi
ho appartenuto fino ad ieri?
* *
A mano a mano che procedo (e son già sull'altro versante da
un pezzo) mi convinco sempre meglio che l’uomo odia nel proprio simile lo
spirito, non già la persona mortale. Anche se non dai il medesimo fastidio a
chicchessia, neppure con la presenza fisica, è severamente proibito ardere. La
fiamma abbaglia ed è un’accusa perenne per chi transita ai margini, incapace
di vivere di luce propria. Chi si sente opaco e sordido non può credere alla
trasparenza perché dovrebbe confessare la propria miseria. Costoro son come le
nottole: hanno una tremenda paura del sole ed escono a vespro basso, per i
bassi voli. Diceva Cristo: «Il tempo mio non è ancor giunto: il tempo vostro,
invece, è pronto sempre. Il mondo non può odiar voi, ma odia me perché fo
vedere che le opere sue sono malvagie ». Son passati quasi duemila anni, ma
nessuna parola è più attuale perché eterna.
* *
Dopo le violette la gaggia. E la fanciulla che la portava era
così leggera che sembrava sfiorare la terra. Il peso del gran fascio d'oro
piegava impercettibilmente la persona sottile. Aveva fretta. Angelo ad ali
chiuse, doveva annunciare a qualcuno, con un dono innegabile, che la primavera
era arrivata.
* *
Le prime rondini son come le prime viole. Queste ti spuntano
fra i piedi ai margini delle strade di campagna, quando le percorri col cuore
sospeso, presentendo il miracolo. Quelle ti si avventano contro, forando la
seta azzurra del cielo mattutino, che è l’occhio di Dio. Allora è una gara di
offerte invisibili ai più: privilegio assoluto di chi crede. Ad ogni viola che
spunta una rondine saetta, e quando son tutte arrivate, i giardini d'Italia
appaiono così fioriti che le rondini impazzano, inebriate. Si dice che le
rondini sono gelose delle viole, che sentono in anticipo la primavera: e
sognano, come le sorelle dei boschi, di restare con le alucce aperte. Ma in
fondo si vogliono bene. Ai primi germogli corrispondono le prime partenze
oltremare: solo che le alate sorelle devono attraversare oceani e continenti e
arrivano un po’ in ritardo; ma in compenso si portano fra le ali stanche un brivido
lungo, un profumo indefinibile di altri mondi, di spazi divorati. Perché le
rondini sono i fiori che sbocciano dall’infinito.
16/6/1946
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