venerdì, marzo 07, 2025

 

Ho iniziato questa ripresa dopo un lungo silenzio. Con me ho avuto colloqui in sordina, come chi tema d’interrogarsi a fondo: e se mi rivolgevo domande, chi rispondeva era un tale che si somigliava solo di profilo. Anche gli occhi erano di un altro: guardavano dietro un velo, attraverso una luce d’acquario. Da quando l’anima è tornata chiara, limpida come i cieli sui cipressi, a primavera? Mi guardo adesso dentro, stupito. A chi ho appartenuto fino ad ieri?

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A mano a mano che procedo (e son già sull'altro versante da un pezzo) mi convinco sempre meglio che l’uomo odia nel proprio simile lo spirito, non già la persona mortale. Anche se non dai il medesimo fastidio a chicchessia, neppure con la presenza fisica, è severamente proibito ardere. La fiamma abbaglia ed è un’accusa perenne per chi transita ai margini, incapace di vivere di luce propria. Chi si sente opaco e sordido non può credere alla trasparenza perché dovrebbe confessare la propria miseria. Costoro son come le nottole: hanno una tremenda paura del sole ed escono a vespro basso, per i bassi voli. Diceva Cristo: «Il tempo mio non è ancor giunto: il tempo vostro, invece, è pronto sempre. Il mondo non può odiar voi, ma odia me perché fo vedere che le opere sue sono malvagie ». Son passati quasi duemila anni, ma nessuna parola è più attuale perché eterna.

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Dopo le violette la gaggia. E la fanciulla che la portava era così leggera che sembrava sfiorare la terra. Il peso del gran fascio d'oro piegava impercettibilmente la persona sottile. Aveva fretta. Angelo ad ali chiuse, doveva annunciare a qualcuno, con un dono innegabile, che la primavera era arrivata.

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Le prime rondini son come le prime viole. Queste ti spuntano fra i piedi ai margini delle strade di campagna, quando le percorri col cuore sospeso, presentendo il miracolo. Quelle ti si avventano contro, forando la seta azzurra del cielo mattutino, che è l’occhio di Dio. Allora è una gara di offerte invisibili ai più: privilegio assoluto di chi crede. Ad ogni viola che spunta una rondine saetta, e quando son tutte arrivate, i giardini d'Italia appaiono così fioriti che le rondini impazzano, inebriate. Si dice che le rondini sono gelose delle viole, che sentono in anticipo la primavera: e sognano, come le sorelle dei boschi, di restare con le alucce aperte. Ma in fondo si vogliono bene. Ai primi germogli corrispondono le prime partenze oltremare: solo che le alate sorelle devono attraversare oceani e continenti e arrivano un po’ in ritardo; ma in compenso si portano fra le ali stanche un brivido lungo, un profumo indefinibile di altri mondi, di spazi divorati. Perché le rondini sono i fiori che sbocciano dall’infinito.

 

16/6/1946

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