mercoledì, ottobre 22, 2003

Poiché il referendum sui prodotti della Coca Cola è passato per pochi voti, esattamente 59 corrispondenti a poco più dell'1 %, sono state raccolte le firme necessarie per un secondo referendum che abroghi la decisione appena presa dal corpo elettorale.
Pare quindi che questa storia della Coca Cola debba essere al centro dei dibattiti per tutto l'anno accademico.

C'è però un'altra polemica che appassiona gli animi studenteschi: le pubblicità provocanti.
Non è una novità anzi è la norma su TV e giornali, il problema è che quest'anno diverse associazioni studentesche hanno utilizzato immagini oltre il limite della decenza. Inutile dire che nella maggior parte dei casi si trattava dell'utilizzo del corpo femminile.
La cosa ha provocato la reazione di molti, con lettere di protesta ai giornali. Mani di ignoti hanno coperto i manifesti incriminati con scritte quali: stop sexist ads! o Stop objectifyng women.
Non è bastato. L'ultimo manifesto è stato quello che pubblicizzava una serata organizzata dalla B&L (Bussiness and Legal) Society che si intitolava "Sue me, screw me".
L'Ufficio Donna della Student Union ne ha chiesto ed ottenuto la rimozione.
Se gli stessi criteri valessero per la TV italiana scomparirebbero presto letterine, veline e cretine.

Stasera intanto allo Student Bar ci sarà una serata musicale contro George Bush, io sarò in volo verso Londra e da domani in Italia per una settimana.

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