sabato, maggio 12, 2018

Il 25 maggio i cittadini irlandesi saranno chiamati a pronunciarsi sull’abrogazione di una norma costituzionale che vieta l’aborto. La consultazione ha una significato internazionale, visto che l’Irlanda è una delle pochissime nazioni occidentali che non permette l’aborto volontario.
Nel 1983, quando gran parte d’Europa erano state adottate leggi che liberalizzavano l’aborto, gli irlandesi introdussero nella costituzione, tramite referendum, un articolo che prevede l’eguale diritto alla vita per la madre e per il figlio, che viene definito “unborn”, ossia non nato.
Quello che è ormai conosciuto come l’ottavo emendamento in realtà non menziona esplicitamente l’aborto e tutela il non nato in tutti gli ambiti a rischio ma, di fatto, vieta l’interruzione della gravidanza a parte nel caso di pericolo per la vita della madre.
Con il tempo, le interpretazioni della Corte Suprema hanno in qualche misura limitato la portata dell’emendamento. Ad esempio, la Corte ha dichiarato che la protezione costituzionale non riguarda gli embrioni prima dell’impianto e pertanto quelli creati in laboratorio tramite fecondazione artificiale non rientrano nella definizione di “unborn”, non nato.
Nel 2015 è stata introdotta una legge che permette l’aborto non solo quando c’è un sostanziale pericolo per la vita della madre ma anche in caso ci sia rischio di suicidio.
Nonostante questo, i numeri di aborti è molto basso, circa 25 l’anno.  Le irlandesi che desiderano abortire vanno nella vicina Inghilterra, o più raramente in altri paesi. Il numero di casi tende a scendere ogni anno e al momento è di circa 3,500 donne con indirizzo irlandese. A queste di devono aggiungere quelle che hanno accesso alle pillole abortive tramite internet, che pare sia in crescita. Anche volendo ammettere molto generosamente che queste siano circa 2.000, basandosi su dati forniti dalle organizzazioni che spediscono pillole via posta, il tasso di abortività irlandese sarebbe intorno al 5,7 su mille donne d’età 19-44. Tra i più bassi d’Europa e circa un terzo di quello inglese che è di 16 per mille. L’inghilterra, essendo culturalmente la nazione più vicina, è spesso considerata come termine di paragone.
Questo tasso prova che l’ottavo emendamento ha funzionato: ha evitato di fatto che si diffondesse una cultura abortista. Pur non potendo vietare l’aborto all’estero, la legge esprime uno stigma sociale e la mancanza di cliniche locali in qualche modo rende più difficoltoso, e quindi disincentiva, il ricorso all’aborto.
Le pressioni per un cambiamento della costituzione sono cresciute nel corso degli anni, e sono arrivate non solo dagli attivisti locali ma anche da organizzazioni internazionali, incluse alcuni comitati dell’ONU.
Lo scorso anno si è scoperto che la Soros Foundations aveva sovvenzionato illegalmente tre organizzazioni irlandesi. I finanziamenti esteri per campagne politiche non sono ammesse e l’agenzia di controllo (SIPO) ha preteso la restituzione delle somme. Due organizzazioni hanno adempiuto alle richieste della SIPO mentre Amnesty International ha aperto un contenzioso legale che non si è ancora concluso, sostenendo che i 137.000 euro erano stati utilizzati per campagne informative e non politiche. Questo è solo il più evidente esempio di pressione internazionale illecita.
Una lunga e ben orchestrata campagna ha convinto questo governo a convocare una assemblea di 100 cittadini, scelti con metodi ambigui, per valutare possibili proposte di cambiamento della Costituzione. La Citizens’ Assembly, per nulla statisticamente rappresentativa, ha raccomandato un referendum abrogativo e una serie di proposte così liberali da sorprendere lo stesso governo. A questa assemblea è succeduta una commissione parlamentare, anch’essa molto criticata per mancanza di equilibrio, che ha supportato la richiesta di referendum e leggermente ridimensionato le proposte precedenti.

Le semplice abrogazione dell’ottavo emendamento non sarebbe sufficiente a regolamentare l’aborto e pertanto il governo ha presentato una proposta di legge, da approvare eventualmente dopo il referendum, che prevede aborto su richiesta fino alla dodicesima settimana. Dopo la dodicesima settimana l’interuzione di gravidanza sarebbe ammessa per la salvaguardia delle salute fisica o mentale della madre, senza limiti gestazionali, ossia fino alla nascita. Si tratterebbe di una legge persino più permissiva di quella della vicina Inghilterra, dove una gravidanza su cinque finisce abortita.
In realtà, un esito favorevole del referendum non precluderebbe possibili variazioni in Parlamento alla proposta di legge. In qualche modo la differenza finale tra i due schieramenti e, in particolare una vittoria molto ristretta del Sì, potrebbe comportare una legge un po’ meno permissiva.
I partiti di sinistra, ossia dell’opposizione, sono tutti favorevoli alla rimozione dell’emendamento costituzionale e sostanzialmente contenti della proposta di legge. È un po’ più variegata, invece, la posizione del centro-destra.
Il governo attuale è formato da una coalizione di indipendenti e dal partito centrista Fine Gael. Non avendo una maggioranza, sono sostenuti esternamente dal partito di centro-destra Fianna Fail. Il governo è unito a difesa del referendum ma presenta divisioni riguardo la successiva legge. Il vice-primo ministro Simon Coveney, è il più autorevole esponente del governo che ha espresso riserve sul limite delle dodici settimane. Altri membri sembrano condividere le stesse perplessità. I partiti di centro destra hanno concesso libertà ai propri parlamentari e un buon numero di questi, in particolare nel Fianna Fail ha preferito non esprimersi oppure sostengono apertamente l’ottavo emendamento.
Nel 2015, quando un referendum introdusse il matrimonio tra persone dello stesso sesso, i parlamentari che si opposero si contano sulle dita di una mano. Questa volta invece almeno un terzo si oppone alla revoca dell’ottavo emendamento e ciò dà qualche speranza in più al mondo prolife.
L’esito del referendum non è scontato e se dovesse vincere l’opzione pro-life sarebbe un segno incoraggiante per il resto del mondo.


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