sabato, luglio 31, 2021

Aborto libero, tsunami nordirlandese

 «100mila persone sono vive oggi grazie alle nostre leggi sull’aborto, perché cambiarle?». Così diceva, nel 2017, una campagna pubblicitaria pro-life nell’Irlanda del Nord, dove l’aborto era limitato solo a casi estremi. Ci furono proteste e l’authority per la pubblicità confermò che la stima era attendibile. Oggi si può invece affermare che quella stima non era attendibile: era precisissima.

Nel marzo 2020 il governo di Londra liberalizzò l’aborto in Irlanda del Nord, cancellando la legge allora vigente. A tutto giungo di quest’anno il ministero della Sanità ha registrato 1.624 notifiche di aborti. Si tratta di un incremento significativo che conferma, se ce ne fosse bisogno, che i numeri crescono con la liberalizzazione.

La situazione nordirlandese è cambiata molto negli ultimi anni. Nel 2016, ancora vigeva un regime restrittivo, 724 donne si recarono in Inghilterra, a proprie spese, per abortire. Nel 2017 il governo britannico annunciò la copertura finanziaria per le residenti nella regione che abortissero in Inghilterra e da allora si è verificato un aumento costante di casi: 919 nel 2017, 1.053 nel 2018.

Nel 2019, per la prima volta, l’interruzione volontaria della gravidanza si è resa disponibile nella Repubblica d’Irlanda e 67 donne nordirlandesi ne hanno usufruito varcando il confine, mentre 1.014 si sono recate in Inghilterra e altre 22 hanno abortito in patria. Il numero di aborti totale per il 2019 ha raggiunto quindi quota 1.103, appunto un aumento ulteriore.

L’anno successivo, a seguito della liberalizzazione, si è verificato un nuovo aumento, anzi un grande balzo. I dati ufficiali del ministero contano gli aborti in 1.624 unità, riferendosi al periodo compreso fra marzo 2020 e maggio 2021. Se si tiene in considerazione che questi dati coprono un periodo di 14 mesi, si ha l’equivalente di una media di 116 aborti mensili, ossia 1.392 l’anno. Ancora una volta, un incremento netto. Questi dati parlano, inoltre, solo degli aborti effettuati nell’Irlanda del Nord, ai quali debbono aggiungersi appunto quelli cui le donne nordirlandesi si sono sottoposte in Inghilterra o nella Repubblica d’Irlanda.

Queste l’anno scorso sono state 371 per quanto concerne l’Inghilterra, più 36 per quanto riguarda la Repubblica d’Irlanda per un totale di 407 aborti, che, sommati ai circa 1.392 dei primi 12 mesi dall’entrata della nuova legge, totalizzano 1.800 soppressioni di bambini nel seno delle proprie mamme. Cioè + 66,5% in un solo anno, effetto drammatico della liberalizzazione voluta da Londra.

Se nel 2016 in Irlanda del Nord il numero degli aborti corrispondeva al 3% delle nascite, nel 2020 la percentuale si è impennata all’8,6: tradotto, ci sono stati molti più aborti e tante meno nascite.

Alcuni attivisti filoabortisti sostengono che, prima della liberalizzazione, molte donne ricorressero alle pillole abortive procurandosele clandestinamente e quindi producendo interruzioni di gravidanza che sfuggivano alle statistiche. Ma, anche se ciò fosse vero, è impossibile negare che la liberalizzazione ha drasticamente innalzato il tasso di abortività. Del resto è noto come l’aborto clandestino continui anche dopo la legalizzazione.

Il ministero per la Sanità dell’Irlanda del Nord non fornisce peraltro dettagli sui profili demografici delle donne che abortiscono, ma il rapporto ufficiale inglese in materia afferma che l’89% delle donne nordirlandesi che si sono recate in Inghilterra per abortire erano non coniugate (il 50,8% sono ufficialmente single, ma con un partner). Il 15,1% ha già abortito in precedenza e il 54,4% ha partorito almeno una volta. Il 40,3% si identifica come «bianca britannica», mentre il 45,3% come «bianca irlandese», con riferimento ai due gruppi etnici maggioritari in Irlanda del Nord. Privo di dettagli demografici è invece il rapporto ufficiale della Repubblica d’Irlanda.

Sì, appunto. Quella campagna pubblicitaria del 2017 era corretta. Almeno un centinaio di migliaia di vite sono state salvate prima che, lo scorso anno, Westminster imponesse un regime abortista liberale. E dunque sì, oggi molte migliaia invece muoiono e molte migliaia ancora moriranno.

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