giovedì, marzo 13, 2003

Sette giorni all'alba. Mettere le strisce di carta sui vetri (i frammenti sono molto pericolosi), trovare i soldi per mandare fuori citta' i bambini, comprare (ma con che soldi?) ancora un po' di scatolette, riempire i secchi di sabbia per gli spezzoni (la radio non raccomanda altro), non fare la faccia spaventata davanti ai bambini,
chiedere al capofabbricato se la cantina e' sicura. Puoi essere il signor Smith di Londra, ai tempi della Luftwaffe. O il signor Abdul a Bagdad. Oppure mia nonna a Palermo, nel quarantatre'. Per quelli che comandano, fa lo stesso.
* * *
Noi, qui, siamo lontani. Possiamo concederci il lusso di ragionare. Possiamo - e dobbiamo - ricordare, in questo feroce momento, che non sono gli americani a bombardare, ma i loro capi, non trasparentemente eletti e votati comunque da non piu' d'un quarto della popolazione. Pensiamo a Humphrey, a Marilyn, a Mohammed Ali'. A tutti gli americani che rifiutarono - unico esempio storico, da ricordare con umilta' e con affetto - di vincere una guerra coloniale. Ai parenti d'America, al
rock, ai G.I. Joe che sorridevano, il giorno che i tedeschi scapparono, per le vie di Roma. Dobbiamo pensare anche a loro *ora*, perche' il momento e' terribile e dobbiamo essere moralmente all'altezza. Ma solo noi, qui, possiamo farlo. A Bagdad, a Londra, a Palermo, possono solo chiedersi se sara' il loro figlio quello che fra sette giorni sara'
colpito dalla scheggia. Quello che adesso li guarda con grandi occhi interrogativi e non sa che gli scienziati del mondo, nelle loro stanze lontanissime e strane, con tutta la loro scienza si stanno occupando proprio di lui.
Che ci si dia la forza di essere giusti e di non odiare, perche' odiare e' peccato e la giustizia deve muovere il mondo. Ma chiedetelo a noi, questo non-odio. Non chiedetelo a quelli di cui state per fare olocausto, di cui state per massacrare i bambini.
* * *
Noi abbiamo fatto il possibile - quello che a noi sembrava il possibile - perche' questo orrore non ci fosse. Scusateci se abbiamo gridato troppo forte, se abbiamo dato fastidio alla regolarita' dei trasporti, alla vita normale. Noi, non siamo diversi: privilegiati come voi, domani mangeremo ancora e ancora saremo vivi. Ma, a differenza di voi,
ce ne vergognamo. Non sappiamo perche': e mascheriamo questo non-sapere con delle parole "politiche", che a voi giustamente danno fastidio. Ma in realta' e' molto semplice: "Non ammazzare".

Riccardo Orioles

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