lunedì, settembre 21, 2009

Card. Bagnasco alla CEI: la prolusione completa.

Card. Bagnasco alla CEI: la prolusione completa.: "

CEI: CONSIGLIO PERMANENTE - Guadagnare in serenità
La prolusione del card. Bagnasco

Venerati e amati Confratelli,
per crucem ad lucem: questa incontrovertibile e consolante regola della vita cristiana ha segnato con inopinata evidenza pubblica gli esordi del nuovo anno pastorale: è ancora vivo in noi infatti un passaggio amaro che, in quanto ingiustamente diretto ad una persona impegnata a dar voce pubblica alla nostra comunità, ha finito per colpire un po’ tutti noi: la gravità dell’attacco non può non essere ancora una volta stigmatizzata, come segno di un allarmante degrado di quel buon vivere civile che tanto desideriamo e a cui tutti dobbiamo tendere. La telefonata che il Santo Padre ha avuto la bontà di farmi, per raccogliere notizie e valutazioni sulla situazione contingente, e le parole di grande benevolenza che egli ha riservato al nostro impegno, ci hanno non poco confortato. Seguendo la sapienza della Croce, liberi da interpretazioni estranee alla logica della Chiesa e nel rispetto delle persone, tutto acquista una prospettiva diversa, e le tribolazioni – che pur non cerchiamo – diventano il germe misterioso di salvezza e di bene già in questa vita e poi per l’eternità. Questa consapevolezza, che è fonte di consolazione, non va però equivocata: la Chiesa è in questo Paese una presenza costantemente leale e costruttiva che non può essere coartata né intimidita solo perché compie il proprio dovere: «Quando i cristiani sono veramente “lievito”, “luce” e “sale” della terra, diventano anche loro (...) “segno di contraddizione”» (Benedetto XVI, Omelia nella Basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina, 7 luglio 2008). La coerenza tra la fede e la vita è tensione che attraversa e invera il cristianesimo, ed è in un certo qual senso la misura della sua sincerità: su questo davvero non possiamo accettare confusione, tanto meno se condotta con intenti strumentali o per perseguire obiettivi che nulla hanno a che fare con un rinnovamento complessivo della società in cui viviamo. Non ci manca peraltro la fiducia che, «facendo la nostra piccola parte, nella fedeltà alla vocazione che ciascuno ha ricevuto, contribuiremo a rendere diritte le vie del Signore e a salutare l’alba del suo Regno» (Benedetto XVI, Discorso sul monte Nebo, 9 maggio 2009). In questo orizzonte di fede, la Chiesa respira sempre – in qualunque circostanza – l’aria luminosa, serena e corroborante della Pasqua.
Ci ritroviamo come Vescovi del Consiglio Permanente per la nostra consueta sessione autunnale: temi importanti attendono il nostro esame collegiale e per questo invochiamo anzitutto lo Spirito che, mentre ci assiste nell’esercizio delle nostre responsabilità, ci abilita a quel discernimento sapienziale che è condizione per compiere le scelte più adeguate ai bisogni spirituali e morali - bisogni antichi e nuovi - del nostro popolo. Non ci lasceremo guidare da qualche «piccola finestra» del dettaglio, del pregiudizio o dell’incertezza, «ma dalla grande finestra che Cristo ci ha aperto sull’intera verità, guardiamo il mondo e gli uomini e riconosciamo così che cosa conta veramente nella vita» (Benedetto XVI, Omelia per le Ordinazioni episcopali, 13 settembre 2009). È questa «grande finestra» sull’eterno che ci dona prospettiva, impedisce qualsiasi ripiegamento, dilata la mente e il cuore per continuare con fiducia la missione stessa del Signore Gesù; ci induce nel contempo ad accogliere le sfide inedite della presente epoca. Guardare insieme da questa «finestra» significa servire l’uomo con gli occhi di Dio e ad un tempo gustare sempre meglio la grazia e la responsabilità della nostra comunione con il Successore di Pietro e tra noi. Vogliamo da subito esprimere il nostro profondissimo cordoglio per i sei soldati italiani caduti in Afghanistan, vittime di un attentatore suicida. Altri quattro soldati sono risultati gravemente feriti. Oltre a questi, com’è noto, sono morti una decina di civili afgani e una cinquantina sono rimasti a loro volta feriti. Non è esagerato parlare di strage, tanto più assurda se si pensa ai compiti assolti dalla forza internazionale che opera in quel Paese e allo stile da tutti apprezzato con cui si muove in particolare il contingente italiano. Non è un caso che questo lutto, com’era successo per la strage di Nassiriya, abbia toccato il cuore dei nostri connazionali, commossi dalla testimonianza di altruismo e di dedizione di questi giovani quasi tutti figli delle generose terre del nostro Sud. E per questo il nostro popolo si è stretto alle famiglie dei colpiti con una partecipazione corale al loro immane dolore. Anche noi ci uniamo ai sentimenti prontamente espressi dal Santo Padre, e preghiamo il Signore perché conceda il premio eterno a questi fratelli defunti, la pronta guarigione ai colpiti, forza e consolazione ai parenti.

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