Kersi Francisco Pio Mistry a 25 anni incontra il santo di Pietrelcina e decide di farsi cristiano. Chiama Padre Pio la “mia Stella di Betlemme”. A S. Giovanni Rotondo, nella cella del santo, è ancora appeso il crocifisso che Kersi ha regalato al santo frate.
Mumbai (AsiaNews) - “Per l’inspiegabile misericordia di Dio ho avuto l’incredibile privilegio di essere un buon amico di Padre Pio”. Kersi Francisco Pio Mistry ha 71 anni. Proviene da una famiglia di parsi, devoti zoroastriani. Sin da piccolo è stato introdotto dalla madre ai testi sacri dell’Avesta. La sua casa paterna, nel centro di Mumbai, sorge affianco al principale tempio cittadino delle religione di Ahura Mazda. Per anni lo ha visitato con assiduità, recitandovi le tre orazioni giornaliere e raccogliendosi dopo il tramonto per pregare Dio in silenzio .
Kersi non immaginava che la risposta alle sue preghiere sarebbe venuta volando a migliaia di chilometri da Mumbai, in Italia a San Giovanni Rotondo.
Oggi Kersi racconta: “La prima volta che ho sentito parlare di Padre Pio era il 1963. Una mia insegnante di tedesco era andata in Italia ed era tornata con un libro su di lui. Avevo studiato in scuole e college cattolici, ma non conoscevo nulla della fede cristiana a parte il fatto che in tutte le classi era appeso un crocifisso e sapevo che Cristo era morte in croce”.
Quando l’insegnante gli da il libro sul frate di Pietralcina, Kersi ha già 25 anni. Lo legge e rimane colpito: “Non potevo credere che nel nostro mondo moderno potesse esistere una persona capace di vivere in quel modo”. Intanto, la madre a cui egli è molto legato, è malata. Lo scoperta di Padre Pio, la situazione familiare e il desiderio di trovare risposta alle domande che ogni giorno rivolge a Dio, nel tempio di Mumbai, lo spingono a partire.
Kersi arriva in Italia nel dicembre del 1963 e con un gruppo di amici americani visita Roma. Poi parte verso San Giovanni Rotondo. “Avevo preso alcuni souvenir da portare in India - racconta - ed anche un crocifisso, lungo 15 centimetri, intagliato a mano. Lo volevo dare a Padre Pio”.
Quando arriva a San Giovanni Rotondo, Padre Pio è molto provato nel fisico e la mattina si presenta ai pellegrini accompagnato da due frati che lo sorreggono. Kersi riesce ad avvicinarlo, mostra il crocifisso, ma il frate non capisce che è un regalo e viene portato via lasciando il ragazzo con in mano il suo dono. Nella tarda mattinata però il gruppo di amici ottiene un’incontro privato con Padre Pio nel monastero. “A quel punto - racconta Kersi - la mia testardaggine ha avuto di nuovo il sopravvento. Tiro fuori il crocifisso e lo offro a Padre Pio chiedendo al mio amico Jack di dirgli di mia madre e spiegargli che era un regalo. Padre Pio mi fissa di nuovo dritto negli occhi e mi fa un sorriso stupendo, pieno di amore, come per dirmi 'Piccolo mascalzone’”.
Quando nel 1978 Kersi torna a San Giovanni Rotondo per visitare la tomba di Padre Pio ha il privilegio di entrare nella cella del futuro santo e con suo grande stupore scopre che il frate aveva appeso il crocifisso proprio sopra il suo letto.
Oggi Kersi chiama Padre Pio la sua “stella di Betlemme”. I tre re magi hanno seguito la cometa per arrivare a Betlemme; lui ha seguito il santo frate cappuccino per arrivare a Gesù. Da notare che la tradizione pensa che i tre re magi fossero proprio zoroastriani (persiani).
“L’incontro con padre Pio [del 1963] mi ha spinto a desiderare di dedicare la mia vita a servire Dio”, racconta oggi Kersi. Il cammino alla conversione però è stato tormentato. Chiede aiuto ad un prete della Cattedrale del Santissimo nome di Gesù di Mumbai, ma a un patto: “Che non cerchi di spingermi alla conversione”. Per sei giorni alla settimana Kersi va a lezione dal sacerdote per conoscere la fede cristiana. “Ma c’era un punto che non riuscivo a risolvere: non potevo credere che Dio si fosse fatto uomo. Lo capivo con la testa, ma non con il cuore”. Lunghi mesi di battaglie interiori, “ma la mia ricerca era sincera ed un bel giorno ho sentito nel profondo del mio cuore che Gesù era la verità ultima e che non c’era nulla di drammatico nel cambiamento del mio cuore”.
Kersi decide di battezzarsi il 3 ottobre 1964, allora festa di Santa Teresa di Lisieux, e vuole che sia Padre Pio a farlo anche perché desidera fargli conoscere sua madre. Arriva in Italia ma il frate è troppo provato nel fisico. E così il 4 di ottobre a Roma, in una cappellina dedicata a San Francesco di Assisi, il giovane indiano di Mumbai diventa Kersi Francesco Pio Mistry. In onore del suo “buon amico” ha scelto per sé il nome di battesimo e di professione religiosa del santo.
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Mumbai (AsiaNews) - “Per l’inspiegabile misericordia di Dio ho avuto l’incredibile privilegio di essere un buon amico di Padre Pio”. Kersi Francisco Pio Mistry ha 71 anni. Proviene da una famiglia di parsi, devoti zoroastriani. Sin da piccolo è stato introdotto dalla madre ai testi sacri dell’Avesta. La sua casa paterna, nel centro di Mumbai, sorge affianco al principale tempio cittadino delle religione di Ahura Mazda. Per anni lo ha visitato con assiduità, recitandovi le tre orazioni giornaliere e raccogliendosi dopo il tramonto per pregare Dio in silenzio .
Kersi non immaginava che la risposta alle sue preghiere sarebbe venuta volando a migliaia di chilometri da Mumbai, in Italia a San Giovanni Rotondo.
Oggi Kersi racconta: “La prima volta che ho sentito parlare di Padre Pio era il 1963. Una mia insegnante di tedesco era andata in Italia ed era tornata con un libro su di lui. Avevo studiato in scuole e college cattolici, ma non conoscevo nulla della fede cristiana a parte il fatto che in tutte le classi era appeso un crocifisso e sapevo che Cristo era morte in croce”.
Quando l’insegnante gli da il libro sul frate di Pietralcina, Kersi ha già 25 anni. Lo legge e rimane colpito: “Non potevo credere che nel nostro mondo moderno potesse esistere una persona capace di vivere in quel modo”. Intanto, la madre a cui egli è molto legato, è malata. Lo scoperta di Padre Pio, la situazione familiare e il desiderio di trovare risposta alle domande che ogni giorno rivolge a Dio, nel tempio di Mumbai, lo spingono a partire.
Kersi arriva in Italia nel dicembre del 1963 e con un gruppo di amici americani visita Roma. Poi parte verso San Giovanni Rotondo. “Avevo preso alcuni souvenir da portare in India - racconta - ed anche un crocifisso, lungo 15 centimetri, intagliato a mano. Lo volevo dare a Padre Pio”.
Quando arriva a San Giovanni Rotondo, Padre Pio è molto provato nel fisico e la mattina si presenta ai pellegrini accompagnato da due frati che lo sorreggono. Kersi riesce ad avvicinarlo, mostra il crocifisso, ma il frate non capisce che è un regalo e viene portato via lasciando il ragazzo con in mano il suo dono. Nella tarda mattinata però il gruppo di amici ottiene un’incontro privato con Padre Pio nel monastero. “A quel punto - racconta Kersi - la mia testardaggine ha avuto di nuovo il sopravvento. Tiro fuori il crocifisso e lo offro a Padre Pio chiedendo al mio amico Jack di dirgli di mia madre e spiegargli che era un regalo. Padre Pio mi fissa di nuovo dritto negli occhi e mi fa un sorriso stupendo, pieno di amore, come per dirmi 'Piccolo mascalzone’”.
Quando nel 1978 Kersi torna a San Giovanni Rotondo per visitare la tomba di Padre Pio ha il privilegio di entrare nella cella del futuro santo e con suo grande stupore scopre che il frate aveva appeso il crocifisso proprio sopra il suo letto.
Oggi Kersi chiama Padre Pio la sua “stella di Betlemme”. I tre re magi hanno seguito la cometa per arrivare a Betlemme; lui ha seguito il santo frate cappuccino per arrivare a Gesù. Da notare che la tradizione pensa che i tre re magi fossero proprio zoroastriani (persiani).
“L’incontro con padre Pio [del 1963] mi ha spinto a desiderare di dedicare la mia vita a servire Dio”, racconta oggi Kersi. Il cammino alla conversione però è stato tormentato. Chiede aiuto ad un prete della Cattedrale del Santissimo nome di Gesù di Mumbai, ma a un patto: “Che non cerchi di spingermi alla conversione”. Per sei giorni alla settimana Kersi va a lezione dal sacerdote per conoscere la fede cristiana. “Ma c’era un punto che non riuscivo a risolvere: non potevo credere che Dio si fosse fatto uomo. Lo capivo con la testa, ma non con il cuore”. Lunghi mesi di battaglie interiori, “ma la mia ricerca era sincera ed un bel giorno ho sentito nel profondo del mio cuore che Gesù era la verità ultima e che non c’era nulla di drammatico nel cambiamento del mio cuore”.
Kersi decide di battezzarsi il 3 ottobre 1964, allora festa di Santa Teresa di Lisieux, e vuole che sia Padre Pio a farlo anche perché desidera fargli conoscere sua madre. Arriva in Italia ma il frate è troppo provato nel fisico. E così il 4 di ottobre a Roma, in una cappellina dedicata a San Francesco di Assisi, il giovane indiano di Mumbai diventa Kersi Francesco Pio Mistry. In onore del suo “buon amico” ha scelto per sé il nome di battesimo e di professione religiosa del santo.
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